Saturno devora il figlio (2025) Arts numériques par Neo Immortals

In un paesaggio oscuro e astratto, sospeso tra rovine al neon e cieli radioattivi, una figura colossale e spettrale — Saturno, ora un'entità biomeccanica con volto distorto e occhi rossi digitali — stringe tra le mani un androide smembrato. Le braccia del “figlio” sono cablaggi spezzati, il torace esploso rivela componenti circuitali che ancora emettono scintille blu.

Il corpo di Saturno è costruito in leghe annerite, scanalato da placche metalliche opache, ma la pelle — ancora vagamente umana — appare deformata come cera, in stile goyesco. Il fondale è una voragine cosmica: strati neri, blu acidi e tracce violacee, con frammenti di dati e geometrie glitchate.

Palette cromatica
Nero carbone / grigio piombo – carne sintetica, oscurità

Ciano elettrico / blu radiante – flussi dati, scintille vitali

Rosso scuro / rame ossidato – sangue sintetico, angoscia

Ocra spento / giallo acido – pelle distorta, occhi digitali

Tecnica ipotetica
Olio digitale su tela ruvida virtualizzata: pennellata densa, segni larghi e crudi, con texture di materia viva-morta. L’effetto è quello di una “pittura oscura futurista”, in cui ogni luce sembra venire dall’interno del dolore, non dall’esterno.

Lettura critica
Saturno 3000 reinterpreta la violenza originale di Goya non più come paura della vecchiaia, ma come ossessione del controllo: il padre tecnologico che distrugge la sua stessa creazione per timore di essere superato. Non più carne, ma codice. Non più umano, ma memoria che si autodistrugge.

Un’opera che parla del timore eterno di perdere il dominio, anche in un’era di intelligenze artificiali e figli sintetici. Nel 3000 come nel 1819, l’orrore è ancora dentro di noi, anche se lo chiamiamo progresso.

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